sabato 3 novembre 2012

LETTERA A GIANCARLO CANCELLERI E AL SUO MOVIMENTO A CINQUE STELLE (M5S)

 


 
Ho sentito il bisogno di rispondere con una lettera a Giancarlo Cancelleri del M5S, che di recente è diventato, come piace a lui che lo si chiami, consigliere regionale all'Assemblea Regionale Siciliana. Ho pensato di pubblicarla sul mio blog, e così ho fatto. Riportando di seguito quanto postato dal colui che Beppe Grillo ha candidato alla presidenza della regione Sicilia, fallendo il bersaglio.
 
Apprezzabile. E lo abbiamo capito in tanti. Complimenti. Adesso sbracciatevi e mettetevi a lavorare per rilanciare l'economia e lo sviluppo economico nella nostra bella Isola. Se vuoi evitare di ritrovarti come i tuoi nuovi ed ex colleghi consiglieri regionali, allora mettetevi subito al lavoro stilando l'agenda politica e fateci sapere come vorrete impegnarvi in sede parlamentare. Poco importa se starete dalla parte di chi ha vinto oppure rimarrete a fare opposizione. Ma in politica ciò che conta di più, evitando di perdere tempo nelle sperimentazioni tipiche dei remigini da prima elementare, è portare risultati concreti alla gente ed al territorio che si rappresenta e che ti ha eletto con voto sovrano. Basta con i proclami autocelebrativi. Credimi, Cancelleri, l'abbiamo capito. Siete stati bravi a centrare il bersaglio. Adesso c'è da lavorare e sudare. C'è da correre. Oggi, giovane consigliere regionale siciliano, il momento che viviamo ti impone di essere più veloce degli eventi e delle criticità che ti stanno soffocando. Noi siciliani che crediamo ancora nel valore delle istituzioni e nei principi istituzionali, noi che abbiamo dato parte considerevole della nostra vita, impegnandoci con sacrificio in politica per la crescita economica, sviluppo, sana amministrazione e affermazione di valori e ragioni guadagnati con il sangue dai nostri padri in ragione del mantenimento dei valori democratici e di libertà, vogliamo il cambiamento a suon di risultati veri e concreti.
Pertanto, nell’augurarti/vi di rendere dignità a quanto avete promesso avvantaggiando la cosa pubblica, ti suggerisco di iniziare ad allenarti, perché o sei velocissimo a concretizzare le positive risposte, oppure sarai la duplicazione di brani di storia già vista in più di sessant’anni di autonomia e storia repubblicana. Più veloce delle difficoltà, più veloce dei gangli della spuria dialettica politica. Nel confronto democratico ed oggettivo.
Buon lavoro.
 
SEGUE IL POST DI CANCELLERI:
Sicilia: prima promessa mantenuta

 


 
  "Abbiamo già mantenuto la prima di promessa. Abbiamo portato avanti la campagna elettorale senza i finanziamenti pubblici, non toccando in alcun modo le tasche dei cittadini. Abbiamo raccolto con libere donazioni ben 32.000 euro, ma ne sono serviti solo 25.000 euro per diventare la prima forza politica in Sicilia. E' interessante vedere quanto invece hanno speso gli altri. Alla coalizione che sosteneva il PD sono serviti 120.000 euro (di finanziamenti PUBBLICI) per perdere il 49% delle preferenze, mentre a quella che sosteneva il PDL addirittura più di 600.000 euro (di finanziamenti PUBBLICI) per arrivare a perderne il 73%. Se togli i soldi dalla politica, questa diventa passione, e quando hai migliaia di cittadini motivati, non ci sono battaglie troppo grandi per essere vinte.
Spiegatelo ai nostri avversari che hanno eserciti di mercenari."

 

venerdì 13 luglio 2012

TOGLIAMOCI LE CRAVATTE!


Qualcuno ha fatto finta d’ignorare i preoccupanti segnali che con periodica frequenza si manifestavano nei diversi ambiti dell’economia locale. Altri, invece, hanno provato a predicare l’allerta; hanno continuato a predicare il richiamo al grande senso di responsabilità, accertato che la situazione economica e finanziaria appariva sempre più avvinghiata dentro le “sabbie mobili” della crisi. Con voglia costruttiva abbiamo auspicato che la politica, che i politici siciliani smettessero di litigare per occuparsi dello sviluppo socio economico della propria terra. Invece, il buio più profondo ci ha sommerso, ubriacati da beghe e contrasti politici che nulla hanno a che fare con gli interessi del popolo. Lotte intestine che ci hanno ridotto in ginocchio; lotte intestine e di contrapposizione che hanno ignorato i principi fondanti della funzione politica. Governare, amministrare, cercare crescita e sviluppo. Occuparsi del bene comune e per il bene comune. Oggi, la condizione di sottosviluppo, la recessione in cui siamo stati, irresponsabilmente, condannati, non ci dà più margini di speranza sull’immediata ripresa. Un popolo ed un’area geografica del Paese, voluti da decenni di governo nazionale, nel sottosviluppo, assistiti ed alimentati unicamente con il pubblico impiego. Prevalentemente retribuiti per non stare a fare nulla di particolarmente importante per lo sviluppo economico! Per non produrre nessun prodotto. Rapinati delle nostre capacità! Politiche nazionali che non ci hanno voluto fare investire nello sviluppo reale dell’agricoltura, elemosinandoci alla richiesta, sussidi, indennità, rimborsi e quant’altro. Ridotti a mero "granaio nazionale del consenso", per rendere servigi al padrone di turno. Tale stato di cose, oggi, non ci permette di partecipare con la necessaria velocità alla ricostruzione dell’economia del nostro Paese, e alla richiesta di produrre PIL, che proviene dalla Comunità Economica Europea. Una condizione, la nostra, quella siciliana, che  ci trova - purtroppo - in forte ritardo, con ampi margini di svantaggio sullo sviluppo e rispetto al resto del Paese. Addirittura disabituati al concetto di crescita e produzione reale. Chi è stato sordo, oggi ci predica sacrifici magari per sanare anni di palese malgoverno. Chi ha pensato di litigare, pensa alle riforme elettorali magari con l’intento di riposizionarsi nelle prossime legislature. L’Italia, ha bisogno di livellare gli sforzi, ma ha anche bisogno di distribuire equamente la ricchezza. L’Italia ha il dovere di guardare ai suoi cittadini in maniera equilibrata, evitando di discriminare questo o quello; evitando di discriminare questa o quell’area geografica. E’ necessario risollevarsi, ed in fretta. E’ necessario smettere di continuare a considerare la politica solo come lo strumento utile ad alcuni. E’ necessario che si torni a parlare di confronto dialettico costruttivo e produttivo. E’ necessario mettere a riposo chi ha fallito nel proprio compito, cagionando - invece -  danni irreparabili a coloro che avrebbero dovuto rappresentare negli oggettivi e pubblici interessi; cagionando - invece - enormi falle, drammatici danni. La politica in Italia, torni ad essere il mezzo della democrazia, affidando la vita degli italiani, ad una classe dirigente capace e degna di rappresentare gli interessi di milioni di uomini.
Togliamoci le cravatte, e mettiamoci a lavorare per creare un Paese in cui le sue regioni siano messe nelle condizioni di viaggiare tutte con la medesima velocità!



martedì 27 marzo 2012

PALERMO DEVE RIPARTIRE DA SE STESSA E DALLA SUA GENTE


Guardare a Palermo con gli occhi di chi ha consapevolezza del drammatico momento che stiamo vivendo, ci aiuta a comprendere che non abbiamo più tempo per consentire ad altri di gestire la potestà sulle scelte del nostro futuro. Troppi decenni ci gravano sulle spalle, ed i gravosi risultati – oggi - appaiono davvero sconfortati. Anni, lunghi anni di assistenzialismo imposto da politiche di governo nazionale che, per noi italiani dell’estremo sud, ha significato solo pubblico impiego. Politiche nazionali che, per la nostra terra, hanno voluto tenersi unicamente la regia con l’intento di trarne – dopo - “farina”, “grano” elettorale. Riserva di voti nei momenti più – a loro – utili a piazzarsi in prestigiose poltrone parlamentari, poltrone di potere. Lasciando ai nostri concittadini, solo le briciole rimaste da dispensargli se bravi, o toglierle se disobbedienti. E’ vero, forse in pochi hanno pure – da siciliani – ottenuto le “loro” poltrone, ma la nostra terra con tutti quanti i valori in essa contenuti, è stata sfiancata. Ridotti alla miseria. Hanno mosso masse di cittadini, in ragione della giusta raccomandazione che ci garantisse un posto ”sicuro” per tutta la vita. Hanno mosso volumi di anime, con la certezza che con artifici avrebbero potuto raggirare leggi, principi, valori e, con un etichetta di precari, scavalcando gli  altri – anche quest’altri – avrebbero ottenuto un sicuro lavoro di “precario a vita”. Precario, chiaramente  da stabilizzare, poi, pian piano e quindi nel tempo,  a vita. Oggi le”Torri…”, simbolo del potere e delle certezze, sono crollate. Sono state abbattute dalle nostre nefandezze; sono state demolite dalla nostra idiozia che ha voluto seguire coloro che – scelti dalle regole costruite ad arte e dal medesimo potere centrale – abbiamo promosso a rappresentanti nelle istituzioni delle nostre istanze, delle nostre aspettative. Scelte folli, che ci hanno indotto ad affidare nelle mani di soggetti inadeguati - premiati da dinamiche che hanno strutturato selezioni della classe politica e dirigente, che ha insignito i meno bravi – il futuro delle nostre generazioni. Ma anche delle future generazioni. E’ chiaro, i primi responsabili siamo noi ma, adesso, non esistono più le condizioni per lasciare spazio a semplici giochi di potere. A scelte affrettate o " di favore". Palermo ed i palermitani, hanno l'obbligo di dare “un colpo di reni”e ripartire da se stessi. Dobbiamo guardare a ciò che siamo, ciò che siamo stati, ciò che abbiamo e da li costruire – sbracciandoci – il futuro. Dobbiamo costruire le condizioni di uno sviluppo che, pian piano, crei ricchezza partendo dalla produzione di qualcosa che realizzi sano PIL (prodotto interno lordo). Dobbiamo creare lavoro che crei sviluppo. Dobbiamo reimpostare un sistema organizzativo di città, che riveda la sua macchina amministrativa e risolva le criticità evidenti che, a partire dal funzionamento della stessa, ammoderni i sistemi, offra maggiori e migliori servizi, perequi i costi, contenga la spesa, apra alla finanza di progetto, restauri le sue società partecipate, si affidi ad una illuminata pianificazione urbanistica. Affronti il problema dei lavoratori, a cominciare da GESIP, per offrire a tutti i sui cittadini, certezze e fiducia ne futuro. Impossibile dimenticare cosa siamo stati o cosa abbiamo fatto, se seriamente vogliamo rilanciare la nostra città. Conoscere la storia, studiare il passato aiuta, ma molto, a impostare le linee programmatiche per rilanciare la nostra economia. Guai a tentennare. Guai a continuare a fidarsi di ciò che abbiamo soltanto sentito dire, senza leggere dentro le carte. Guai a buttarsi giù. E’ giunto il momento di fare sul serio. Ma con consapevole senso di responsabilità. Io ci credo sul serio.